03-11-2011
Il menù della cena di Identità New York, sbirciato dagli ospiti che si sono dati appuntamento alla Birreria, all'ultimo piano del palazzo della Quinta Strada che accoglie Eataly.
Davide Scabin e i preparativi per il Felicetti twin pasta sushi: the taste of Italy in the USA
Un dettaglio del piatto di pasta preparato da Davide Scabin e Mark Ladner durante la cena di Identità New York 2011
Capesante di baia, cocco e caffè, l'antipasto proposto da Carlo Cracco e Wylie Dufrense
Alex Piras, responsabile di tutte le cucine di Eataly New York, Carlo Cracco e mille schegge di Grana Padano Riserva 24 mesi
Riccardo Felicetti e Davide Scabin sulla West 24th Street nella notte di New York
Il Risotto con cipolla ramata di Montoro, sauro bianco affumicato, alga croccante al profumo di limone e peperoncino, piatto firmato da Gennaro Esposito e Michael White il 1° novembre 2011
Un dettaglio del pane a Eataly / Identità New York 2011
Lidia Bastianich, la padrona di casa durante il gala di Identità New York 2011
Il Baccalà mare nostrum di Massimo Bottura
Moreno Cedroni al lavoro alla cena conclusiva di Identità New York 2011
La Passera con trippa di vitello e di coda di rospo, salsiccia piccante, ceci e pomodoro San Marzano, il secondo di pesce prepsentato da Moreno Cedroni e Jonathan Benno
Olivia Young, ufficio stampa del gruppo Marea dello chef Michael White
Il Vitello al rosa con crema di latte, lattuga al vin brulè e bottarga di muggine di Emanuele Scarello e Missy Robbins
Davide Scabin, di spalle, catechizza Missy Robbins, seconda da destra, e il suo staff.
Emanuele Scarello gioisce pugno destra al cielo: il vitello, suo e di Missy Robbins, è piaciuto. Sullo sfondo, Gennaro Esposito
Alessia Antinori, di spalle, conversa con Nicola Farinetti. Sulla detsra, una sorridente Luisa Acciarri Marchi
Alex Piras, responsabile della ristorazione all'interno di Eataly. Si avvicina il momento del dessert.
Katia Delogu, scuola Montersino, pasticciera di Eataly New York. Suo il dessert della cena di gala di Identità New York 2011
Santo Versace alla Birreria di Eataly per la Cena di chiusura della seconda edizione di Identità New York
Universo, il dessert di Katia Delogu, una Mousse di mandorla, cioccolato liquido, sorbetto all'amarena con aceto balsamico Villa Manodori Dark Cherry e mandorle caramellate
Gennaro Esposito
Applausi, meritatissimi: il pubblico per gli chef e gli chef per il pubblico
E per chiudere, un buon caffè Lavazza
Foto ricordo della cena di gala di Identità New York 2011, da sinistra Missy Robbins, Moreno Cedroni, Michael White, Gennaro Esposito, Lidia Bastianich, Davide Scabin, Carlo Cracco, Emanuele Scarello, Massimo Bottura, Alex Piras e Jonathan Benno.
Alessandro Castiglioni in una pausa di relax e pappa buona
La Cena, “1 Unprecedented Dinner”, come scritto sui volantini distribuiti con il programma di Identità New York, è finita per i cuochi come in fondo è logico che fosse in una città che racchiude il mondo ma che, comunque, è la porta sull’America e appartiene all’America: con una grigliata, con le bistecche fatte salire dopo mezzanotte dalla macelleria di Eataly, piano terra quindi, al 15° e ultimo, il tetto di un palazzo all’incrocio tra Fifth Avenue e la Broadway, attraversi la strada ed ecco il Flatiron, per me un edificio dalla forma rassicurante.
Bistecche, l’essenzialità dopo due giorni di lezioni di cucina italiana e un appuntamento a tavola che in cinque casi ha ricalcato le classi e in sesto no, per avere una logica nella successione delle portate. E per una dolce chiusura il dessert di Katia Delogu, scuola Montersino, la pasticciera di Eataly, che ha preparato “Universo”, una Mousse di mandorla, cioccolato liquido, sorbetto all’amarena con aceto balsamico Villa Manodori Dark Cherry e mandorle caramellate. Questa sorta di Saturno, una sfera con un anello tutt’attorno a stringerla, ha segnato il rompete le righe a tavola di tre ore di concreta, brillante straordinarietà, un viaggio tra i sapori italiani iniziato nel segno di un Grana Padano Riserva 24 mesi proposto assieme con il Perlè Metodo Classico di Cantine Ferrari, uno dei sette produttori coinvolti, tra lunedì e martedì, nei laboratori del vino.
Cena che nella Birreria ha avuto per padrona di casa Lidia Bastianich. Ha presentato lei ogni cuoco e letto lei il nome di ogni piatto. La Birreria è il punto di ristoro più grande di Eataly, ma proprio per la sua natura non ha una cucina superattrezzata e nemmeno tanti spazi per preparare, cucinare e impiattare. Fondamentale l’aiuto dato dagli chef di casa ai loro colleghi ospiti per i passaggi base, le varie cucine messe a disposizione, con un intreccio di inviti da uno o da un altro. Cedroni al Lincoln di Benno, poi Benno con Cedroni al Marea di Michael White, un simpatico e biondo armadio a quattro ante, Davide Scabin a cucinare a casa di Oscar Farinetti, Emanuele Scarello attovagliato all’A Voce di Missy Robbins, distanza dalla sede di Identità New York 400 metri, un giro di pista come in fondo possono apparire il verde e i vialetti di Madison Park Square e tutti a comporre un gran bel mosaico martedì sui tetti di Manhattan nel segno dell’interazione tra persone di due nazioni diverse, Italia e Stati Uniti, accomunate dallo stesso soggetto: la cucina italiana.
Chiara Lungarotti, a Identità New York, mostra con sorridente orgoglio il suo Rubesco
Primo piatto servito quello di Wylie Dufrense e Carlo Cracco, le Capesante di baia, cocco e caffè, con le cappesante violette perché rimaste a lungo in infusione nel succo di barbabietole, il cocco lavorato a mo’ di burro e il caffè disidratato, reso biscotto e poi sbriciolato come fosse una sbrisolona. Gran piatto, servito nel giorno dell’apertura della pesca delle cappesante, il 1° novembre. Vino in abbinamento? Il Cervaro della Sala 2009 di Antinori.
Poi Scabin e Mark Ladner, un’autentica sorpresa di simpatia surreale. Già ribattezzato dai madia americani il Clark Kent della ristorazione nuovaiorchese per via della somiglianza con l’altra faccia di Superman, a me è parso muoversi con l’ironia di Jacques Tati. E come si muovono bene le sue mani alle prese con i prodotti. Lo chef del Del Posto ha farcito tre conchiglie e il torinese altre tre solo che, per praticità di servizio, quello che nella lezione di lunedì era il Felicetti Empire State Building, nel gala è diventato, perché sviluppato in orizzontale e non più in verticale, il Felicetti Twin pasta suschi: the taste of Italy in the USA. I sei ripieni: gambero e wasabi, ostrica marinata all’ananas e mousseline di Grana Padano 22 mesi con caviale di tartufo nero, aglio nero, cacio e pepe con Grana padano e brodo di speck, infine perle di ‘nduja. Nei bicchieri il Vespa bianco 2009 di Bastianich.
Tre chef protagonisti a Identità New York, da sinistra Emanuele Scarello, Davide Scabin e Mark Ladner
Un Bottura orfano di Batali al momento di cucinare, ha emozionato profondamente con il Baccalà mare nostrum (e il Barolo 2007 di Mirafiore), nel quale il merluzzo era “solo” il cavallo di Troia per il vero protagonista, la sublimazione dei profumi del Mediterraneo, una incredibile concentrazione di olive piuttosto che mandorle in un “battuto” su cui il baccalà era appoggiato come uno scoglio solitario.
Moreno Cedroni e Jonathan Benno ci hanno permesso di rimanere ancora al largo in mare con la Passera con trippa di vitello e di coda di rospo, salsiccia piccante, ceci e pomodoro San Marzano, un piatto cresciuto in spessore tra preamboli, lezione e cena, capace di reggere alla grande il Palazzo della Torre 2008 di Allegrini.
La carne è arrivata grazie a Emanuele Scarello e Missy Robbins, un ripensare il vitello tonnato come Vitello al rosa con crema di latte, lattuga al vin brulè e bottarga di muggine, con gli americani a domandare cosa significasse mai quel “al rosa” accanto a vitello, una di quelle cottura particolari, tipo l’al dente, che noi adoriamo ma che mettono regolarmente in crisi gli stranieri. In abbinamento il Tenuta di Castiglione 2008 di Frescobaldi.
Quindi il dessert della Delogu, il caffè (un espresso Lavazza), sorrisi e foto, tante foto e tanti sorrisi. Le nostre immagini, in tutti i servizi da Manhattan, portano la firma di Alessandro Castiglioni.
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born in Milan in March 1955, at Il Giornale for 31 years dividing himself between sports and food, since 2004 he's the creator and curator of Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi